pic

L'Evoluzione della Fotografia Paesaggistica nell'Ultimo Decennio

You can change language from the main menù.

Introduzione

La fotografia di paesaggio è forse il genere che ha subito il cambiamento più radicale negli ultimi dieci anni. Nuove tecniche di post produzione sono diventate popolari e comunemente utilizzate da fotografi di ogni genere; i social media hanno acquistato sempre più importanza nel “magico mondo del web” e sono diventati di gran lunga la modalità più diffusa per condividere le nostre foto online, cambiando nel mentre anche il modo in cui osserviamo le foto degli altri; ultimo ma non per importanza, l'avanzamento tecnologico ha permesso ai tutti noi fotografi di esplorare ed approfondire tecniche che dieci anni fa semplicemente non avrebbero potuto essere possibili, dalla fotografia in condizioni di scarsa luminosità (ad esempio i paesaggi notturni) all'utilizzo di filtri ND su obiettivi grandangolari senza dominanti cromatiche invasive, solo per citare un paio di esempi.
Ad ogni modo, il più grande cambiamento che abbiamo visto nel decennio è l'approccio dei fotografi alla fotografia di paesaggio. Ed è esattamente ciò di cui parleremo nell'articolo.
PS: se, leggendo l'articolo, ti capita di pensare "ehi, sono un fotografo e non mi ritrovo in nulla di quanto è stato scritto" va bene. Ci sono (per fortuna) molte eccezioni a ciò che ho scritto qui. Il mio obiettivo è quello di evidenziare la tendenza e l'andamento generale, senza fare riferimento a nessuno in particolare.

Il Cambiamento

Sono quasi 10 anni che “navigo” nel settore della fotografia paesaggistica, e sono cambiate così tante cose in questi anni che è stato davvero difficile tenere il passo e capire cosa stesse succedendo.
Quando avevo appena iniziato, i social media erano già noti ma non ancora molto popolari per scopi fotografici; erano considerati principalmente un luogo per condividere foto personali e mantenere i rapporti con i propri amici. Nient'altro. Sarebbe stato quasi strano condividere le tue foto, che tanto ti eri sudato, sul tuo profilo Facebook. Al contrario, i forum e le piattaforme fotografiche erano il luogo principale in cui avresti trovato una vera comunità fotografica online. Luoghi in cui è possibile trovare altri fotografi - dilettanti e non - che condividevano i loro pensieri reali sulle foto di altre persone, commentando, criticando e discutendo tra di loro. In poche parole, dove avresti potuto davvero imparare qualcosa e migliorare la tue abilità fotografiche. Sono onesto, a volte mi ha fatto male leggere commenti alquanto sconfortanti sotto alcune mie foto che ritenevo fossero quantomeno decenti all'epoca, ma col sennò di poi quelle critiche mi hanno aiutato in un modo che non avrei mai immaginato.
In poco tempo i social media hanno guadagnato un'incredibile popolarità anche nel mondo della fotografia, il più delle volte essendo il loco prescelto per molti fotografi su cui condividere le loro foto. Aveva senso: all'inizio, quando la pubblicità a pagamento sui social media non esisteva ancora, potevi davvero crescere il tuo pubblico condividendo le foto su quelle piattaforme. Era gratuito, era facile ed era veloce.
Tuttavia, il primo problema che emerse fin da subito assieme all'elevazione dei social media a piattaforme fotografiche fu la ricerca sempre più pressante di una crescita dell proprio ego, di approvazione e di autocompiacimento da parte di molti fotografi e appassionati di fotografia. La fotografia di paesaggio stava velocemente diventando un modo per dire "hey guarda, sono figo, sto viaggiando in luoghi sperduti ed esplorando il mondo" piuttosto che un modo per esplorare il tuo rapporto personale con la Natura (o magari per provare a stabilirne uno) e provare a trasmettere determinati sentimenti tramite le tue foto. Era diventata una questione di ego personale, i social media avevano dato a tutte le persone con una fotocamera un modo per diventare famosi e popolari sul web e molti di noi si sono fatti tentare scambiando la strada più faticosa e tortuosa, fatta di auto-esplorazione, fallimenti e crescita interiore per trovare uno stile personale ed espressivo in cambio della strada più facile fatta dell'applicazione di una determinata formula quasi in modo matematico, già testata da altri, visitando e fotografando gli stessi luoghi nella stessa maniera ed accrescendo così il proprio pubblico in modo più rapido (assieme al proprio ego).

Ad ogni modo, insieme alla crescita esponenziale del pubblico sui social media, un altro meccanismo piuttosto insensato prese sempre più piede: il cosiddetto "like for like" (o "follow for follow", come preferite). Questo meccanismo, chiamato anche voto di scambio, consiste nel mettere “mi piace” alle immagini di altri fotografi e/o seguirli ed aspettarsi in cambio che loro mettano il “mi piace” alle tue foto e ti riseguano. Abbastanza rapidamente, questo meccanismo di distorsione della realtà ha preso il sopravvento sulla buona vecchia meritocrazia nel 90% dei casi, quindi se volevi guadagnarti da vivere con la fotografia nell'era dei social media stava diventando più una questione di come gestire i propri profili social piuttosto di come migliorare le proprie abilità fotografiche e/o differenziarsi rispetto agli altri fotografi. Ad eccezione di una quantità infinitamente piccola di casi, non era nemmeno possibile dare o ricevere qualche onesta critica sotto alle foto; se provavi a spiegare perché non ti piaceva una foto, c'erano buone probabilità di venire bannato dall'autore, mentre se cercavi qualche critica costruttiva per migliorare le tue fotografie, le probabilità di trovare aiuto concreto sui social erano molto basse.
In poco tempo è sorto poi un altro problema: l'inondazione di immagini bellissime sui social media ha causato un'assuefazione da parte sia del pubblico in generale che della comunità fotografica.

La stessa immagine del Kirkjufell in Islanda al giorno d'oggi non è nemmeno lontanamente interessante come lo sarebbe stata 8 anni fa. Perché?
Perché puoi trovarne migliaia, tutte simili tra loro, praticamente ovunque, e la maggior parte delle persone si è abituata a vedere quella scena. Triste, lo so, perché il posto è ancora spettacolare esattamente come lo era 10, 20 o 30 anni fa (a parte la quantità di persone che incontrerai lì, ma questa è una cosa che non puoi sapere guardando le foto). La questione principale in questo caso è che sia la fotografia che viaggiare sono diventati molto più economici nell'ultimo decennio, diventando alla portata di un pubblico molto più ampio. Ma attenzione, non è solo una questione economica: bisogna considerare anche che gli strumenti fotografici sono diventati molto più intuitivi da utilizzare e che si può ormai organizzare ogni aspetto di un viaggio per andare dall'altra parte del mondo nell'arco di 5 minuti, dal palmo della nostra mano, in un modo incredibilmente facile. Combina questi fattori insieme ed otterrai un aumento esponenziale del turismo fotografico. Molti luoghi un tempo considerati selvaggi sono diventati molto più accessibili e più facili da raggiungere. E non fraintendetemi, non lo dico con tono negativo; personalmente sono davvero felice che più persone abbiano la possiblità di visitare i luoghi meravigliosi di questa Terra (sperando che si comportino responsabilmente nel frattempo, ma non è il momento per parlare di questo). Tutti meritiamo di viaggiare ed esplorare, e sono contento che si sia trovato il modo per consentire ad un bacino maggiore di persone di farlo. Comunque, tornando sull'argomento del paragrafo, se dieci anni fa ti fossi trovato in Islanda probabilmente avresti trovato 1/50 dei fotografi che troveresti se tu viaggiassi lì al giorno d'oggi.
Questa inondazione di foto ha portato i fotografi a cercare nuovi metodi per migliorare le loro foto di paesaggio, metodi in alcuni casi molto creativi e poco ortodossi, al fine di differenziarsi ed emergere dalla folla. Lungi da me dire che la fotografia di paesaggio dovrebbe rappresentare la realtà, oggi non è difficile trovare immagini che abbiano fatto molta strada (per non dire altro) da quella che era la visione originale del luogo.
Purtroppo una triste verità è che la stragrande maggioranza delle persone al giorno d'oggi non si sorprende più di fronte ad una buona foto. A dirla tutta, nemmeno di fronte ad una bella foto. La soglia di attenzione media attualmente è una manciata di secondi e ci sono molte possibilità che il tuo pubblico "osservi" le immagini che tanto duramente hai catturato su uno schermo da 5 pollici, se tutto va bene. Non è così gratificante, eh? Non fraintendermi, non sto dicendo che TUTTI si comportano allo stesso modo. Ci sono ancora persone, sia fotografi che non, che visiteranno il tuo sito web o la tua galleria d'arte e dedicheranno un lasso di tempo decente a guardare le tue foto. Ma sfortunatamente sta diventando sempre più una "cosa di nicchia", qualcosa che la maggioranza delle persone non fa più.
La sempre minore soglia di attenzione unita alla saturazione del mercato e un conseguente aumento della concorrenza a causa del fatto che, come abbiamo visto in precedenza, sia la fotografia che i viaggi sono diventati molto più accessibili, hanno portato un numero crescente di artisti a superare la linea invisibile tra fotografia e arte digitale, ricreando scene impossibili da osservare nel mondo reale. In poche parole, a creare immagini con il preciso scopo di sensazionalizzare, farti fermare per qualche secondo in più mentre stai scorrendo il tuo social feed e farti dire "wow". Un fine puramente estetico, immagini vuote generalmente realizzate al fine di vendere un luogo/servizio.
Vedete, alcune righe sopra ho fatto riferimento al discorso fotografia/arte digitale; la verità è che una post produzione creativa non è il fattore discriminante tra una buona e una brutta fotografia di paesaggio. Conosco personalmente e rispetto moltissimo artisti che sono diventati famosi proprio per il loro particolare stile di post-produzione, perché so che è solo il loro modo di esprimere e trasmettere le emozioni che hanno provato durante la fase di scatto. E come ho detto, lo rispetto e lo ammiro. Volevo chiarire questo punto prima di di farti saltare sulla sedia pensando che sto solo discutendo su come dovremmo post produrre le nostre foto. L'approccio di cui sto parlando inizia sul campo, o addirittura prima: fotografi che arrivano sul posto, scattano e se ne vanno, fotografi che non si godono i momenti trascorsi nella natura, fotografi che non rispettano l'ambiente e distruggono il luogo a favore di una fotografia leggermente migliore o di un'immagine "degna di Instagram". In altre parole, persone con una macchina fotografica, non amanti della natura. Le persone che vedono il paesaggio come un mezzo per raggiungere un fine, generalmente la popolarità, e non capiscono che il paesaggio stesso è il fine. Questo è l'approccio a cui mi riferisco e condanno.

Non disperiamo però! Non tutto è perduto: una nuova tendenza sta lentamente prendendo forma nella fotografia di paesaggio, una tendenza puntata nella giusta direzione. Non sono il solo ad aver notato la direzione che aveva preso la fotografia di paesaggio fino a un paio d'anni fa. Fortunatamente, sempre più fotografi si sono allontanati dai meccanismi tossici di popolarità a cui i social ci avevano abituato. Negli ultimi tempi si è vista una maggiore attenzione a diffondere l'amore per la natura, a spiegare come comportarsi quando viaggiamo in luoghi selvaggi e a fotografare cercando il proprio stile personale piuttosto che scattare solo per aumentare la propria popolarità online.
Anche i social media a dir la verità hanno fatto la loro parte, mettendo in atto alcune efficaci restrizioni per evitare un'ulteriore diffusione dei meccanismi come il voto di scambio e l'aumento dei "bot" (account falsi); Instagram al momento in cui sto scrivendo l'articolo ha persino nascosto il numero di “mi piace” sotto le immagini in molte aree del mondo, al fine di promuovere un uso più responsabile della loro piattaforma.
Mentre la lotta per la popolarità è ancora molto diffusa, un numero sempre maggiore di fotografi seguono il proprio percorso di scoperta e esplorazione piuttosto che seguire ciecamente la ricetta pronta volta ad aumentare il proprio ego e non migliorare la propria visione fotografica.

Conclusione

Se hai prestato attenzione, in alcuni casi ho usato specificamente la prima persona plurale, "noi". Non è un caso. Perchè anche io non sono "senza peccato". Ho fatto le mie scelte e non tutte erano sagge. Ho dovuto commettere una discreta quantità di errori prima di capire quali erano le cose che veramente contavano in fotografia e quali no. Mi ci è voluto del tempo per sviluppare una linea di pensiero personale, per capire come dovrebbe esser per me una bella fotografia e capire chi sono i grandi artisti nel panorama della fotografia di paesaggio. Chi è un esempio degno di ammirazione e chi no. E lentamente ho anche capito qual è la via giusta per sviluppare un mio stile personale, anche se non è un certo facile svilupparne uno e la strada è ancora lunga, molto probabilmente infinita. Sono cascato anche io nella "trappola della popolarità" in passato, dando più importanza all'apparenza sui social media che ai contenuti che condividevo, pensando che fosse la formula giusta per diventare un fotografo di paesaggi. Indovina un po'? Non lo era. Non esiste una formula magica, non esiste un modo semplice. C'è solo un sacco di duro lavoro, esplorazione, fallimento, studio continuo e umiltà necessaria per capire che non siamo mai "arrivati" e possiamo imparare qualcosa di nuovo da tutti, ogni giorno.

Let's Stay in Touch! Restiamo in contatto!

Be the first to hear about new articles, workshops and galleries!
Che ne dici di esser il primo a ricevere i nuovi articoli, i nuovi viaggi in programma e soprattutto le nuove foto?
SUBSCRIBE
close-link
error: Content is protected !!